Apertura delle scuole, un disastro annunciato
L’immagine di quei bambini di una scuola elementare di Genova costretti in ginocchio ad utilizzare la sedia come un piccolo tavolo per fare i compiti, ha suscitato enorme sconcerto ma anche profonda indignazione. E poi, a fare da corollario a questo disastro epocale, che connota senza pecca l’approssimazione dei nostri governanti e la totale inadeguatezza della ministra all’istruzione, quell’immane catasta di banchi, vecchi e nuovi, gettati alla rinfusa nei cortili, per cedere il posto a quelli ipertecnologici con tanto di rotelle che, per giunta, nella gran parte dei casi, non sono arrivati e chissà quando lo faranno. Ma davvero il nostro paese è ridotto così male? Ma com’è stato possibile che, pur avendo avuto tanto tempo a disposizione, niente o quasi si è fatto per evitare questo disastro? E che fine hanno fatto le task-force di cervelloni, di commissari straordinari (Dio ce ne liberi), di esperti megagalattici dei quali ci siamo circondati fin dall’inizio di questa maledetta pandemia? Da mesi si sente parlare di banchi blindati da lastre di plexiglas, di banchi mobili con le rotelle e poi ancora di altre soluzioni fantascientifiche tali da riesumare la fervida fantasia di Jules Verne. E vogliamo parlare poi del problema del trasporto scolastico? Qui i nostri eroi, ministra in testa, si sono superati: tutto è stato risolto considerando gli studenti “affetti stabili”. E così, con un incredibile colpo di teatro, il problema del contagio da Covid-19 è stato miracolosamente risolto. Potenza del genio italico che in quanto ad immaginazione non è secondo a nessuno. Di fronte a questa ridicola pantomima, a questa esilarante commedia dell’assurdo, c’è stato chi, invece, si è rimboccato le maniche e si è messo a lavorare, fregandosene altamente di rotelle, di plexiglas e di altre castronerie del genere. Stiamo parlando di moltissimi dirigenti scolastici che da mesi sono entrati in azione nel tentativo di far ripartire l’anno scolastico in piena sicurezza. E così c’è stato chi ha buttato giù divisori e allargato le aule, chi ha provveduto a segare i banchi biposto rendendoli monouso (risparmiando, tra le altre cose, tanti bei soldini rispetto alle inutili rotelle), chi ha allestito percorsi diversi per non creare pericolosi assembramenti, chi si è dotato di termoscanner per misurare la temperatura corporea all’ingresso della scuola e così via di seguito. Tutte misure dettate dal puro buon senso che i nostri cervelloni, immersi a capo fitto nell’iperuranio, non hanno neanche preso in considerazione. Ma tali soluzioni, così banali e sicuramente molto più efficaci di tante altre, alla nostra ineffabile ministra non sembravano adatte alla particolare bisogna. Ed è così che ci siamo ritrovati a commentare quelle sconcertanti immagini che sembrerebbero appartenere a paesi del terzo, anzi, del quarto mondo, e che invece arrivano da Genova, dal cuore pulsante dell’Italia, una delle nazioni più progredite al mondo. Almeno così dicono. Dicono anche, ad onor del vero, che ogni paese ha i governanti che si merita. E noi, evidentemente, ci siamo meritati la ministra Azzolina, il commissario Arcuri e compagnia bella. Non c’è da stare troppo allegri.