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La spigolatrice di Sapri in versione sexy

La spigolatrice di Sapri in versione sexy

di Fernando Riccardi

Nel 1858 il docente marchigiano Luigi Mercantini, che aveva un’ardente passione per l’ars poetica, non accompagnata, però, da un adeguato talento, compose “La spigolatrice di Sapri”: tale componimento, ad onta della sua bruttezza, è uno dei capisaldi della lirica patriottica ottocentesca. Nella poesia si racconta la storia, partorita dalla fervida fantasia del suo autore, di una giovane contadina addetta alla “spigolatura” del grano, ossia a raccogliere gli avanzi della mietitura, che assiste allo sbarco nel golfo di Policastro di Carlo Pisacane e dei suoi uomini intenzionati a suscitare una rivolta antiborbonica nel Regno delle Due Sicilie. Tentativo che si conclude con un totale fallimento: la popolazione, infatti, rimane inerte a guardare e la truppa regia ha buon gioco nel mettere fuori combattimento i rivoltosi. Il 2 luglio del 1857, a Sanza, c’è lo scontro finale: cadono in molti e Pisacane, che era stato ufficiale nell’esercito borbonico, pensa bene di suicidarsi per non cadere prigioniero. Nella poesia Mercantini (nello stesso anno compone anche l’Inno di Garibaldi), immagina che la giovane donna incontri Pisacane, il “bel capitano con gli occhi azzurri e i capelli d’oro”, e attratta dal suo fascino, si scorda di spigolare e si unisce al drappello “dei trecento giovani e forti” che marciano verso l’interno. E, inevitabilmente, finisce per assistere alla loro sconfitta da parte delle truppe borboniche e alla morte dello stesso Pisacane. Il poeta-patriota descrive, dunque, una storia, quella della spigolatrice di Sapri, inesistente e inventata di sana pianta, con il solo intento di enfatizzare uno degli episodi che colorano la fin troppo ridondante oleografia risorgimentale. E questo, ad onor del vero, è risaputo da sempre. Sorprende, perciò, che da qualche settimana nella bella cittadina di Sapri sia stata posizionata una statua, opera dello scultore Emilio Stifano, che raffigura proprio la spigolatrice di cui sopra. Una raffigurazione fantasiosa ma decisamente sexi, specie per le natiche fin troppo pronunciate della ragazza messe bene in mostra. Il che sta procurando tutta una serie di astiose polemiche tra chi difende la libertà espressiva dell’artista e chi ritiene che quel fin troppo pronunciato particolare anatomico rappresenti un’offesa per tutte le donne. Nessuno o quasi, però, ha posto l’accento sull’assoluta inconsistenza storica del personaggio inventato da Mercantini. Mi viene quasi da pensare a quel detto cinese che recita: “Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito”. Ci si sofferma, infatti, sul sedere rotondo della spigolatrice ma nessuno si accorge che quella donna non è mai esistita. Ecco come si costruisce in maniera artificiosa un mito. Uno dei tanti che hanno costellato la storia del Risorgimento italiano e che, di tanto in tanto, qualcuno pensa bene di rinverdire. Proprio come hanno fatto in quel di Sapri che già aveva una statua della spigolatrice adagiata sullo scoglio dello Scialandro, con lo sguardo rivolto verso il mare. Ma, non contenti, hanno pensato bene di erigerne un’altra sul lungomare. E bisogna dire che l’idea ha avuto grande successo. Non fosse altro che per le terga prominenti della gentile donzella.