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Angeli e carnefici della Bullenhuser Damm

Bullenhuser Damm

di Fernando Riccardi

Ieri abbiamo raccontato la tragica fine di Sergio De Simone, bambino napoletano di soli sette anni ucciso brutalmente dai carnefici nazisti nei sotterranei della “Bullenhuser Damm” di Amburgo. Oggi, 27 gennaio 2022, “giorno della memoria”, vogliamo ricordare anche gli altri diciannove angeli innocenti che hanno condiviso con Sergio De Simone quella fine così atroce. Da Auschwitz furono portati a Neuengamme (novembre 1944), per essere sottoposti ad esperimenti medici da parte del dottor Kurt Heissmeyer che niente avevano di scientifico e molto di paranoico, altri 9 maschi e 10 femmine. A tutti venne inoculato il bacillo della tubercolosi per analizzare se il loro fisico era in grado di produrre gli anticorpi. Ovviamente l’operazione, ripetuta più volte, non produsse gli effetti sperati e i bambini si ammalarono gravemente. Quando Heissmeyer si accorse che quelle cavie umane stavano per morire, dichiarò concluso l’esperimento e dette ordine di sbarazzarsene. Il 20 aprile del 1945 i venti bambini furono portati in quella scuola di Amburgo per essere soppressi. Alcuni di loro, debilitati e febbricitanti, non si reggevano in piedi, altri camminavano a stento. Condotti in un camerone furono adagiati sui lettini e fu iniettata loro una dose letale di morfina. Quasi tutti morirono in breve tempo: quei pochi che ancora respiravano furono impiccati ed “appesi come quadri ai muri” come disse senza vergogna uno dei carnefici. Quindi quei poveri corpi senza vita furono riportati a Neuengamme per essere cremati. Questi i loro nomi che per tanto tempo sono rimasti avvolti nel più totale dimenticatoio e che in occasione della “giornata della memoria” vogliamo ricordare: Georges-Andrè Kohn, di nazionalità francese, 13 anni, il più grande del gruppo, Jacqueline Morgenstern, francese, 13 anni, Eduard e Alexander Hornemann, olandesi, 12 e 8 anni, Sergio De Simone, italiano, 7 anni, Walter Junglieb, cecoslovacco, del quale non si conosce l’età, Roman Zeller, polacco, come tutti gli altri che seguono, 12 anni, Lelka Birnbaum, 12 anni, Bluka Mekler, 11 anni, Eduard Reichenbaum, 11 anni, Rucha Zylbelberg, 8 anni, H. Wassermann, 8 anni, Lea Klygerman, 7 anni, Surcis Goldinger, 9 anni, Riwka Herszberg, 6 anni, Mania Altman, 7 anni, Marek Steinbaum, 7 anni, Marek James, 6 anni, Roman e Eleonora Witonski, 6 e 5 anni, quest’ultima era la più piccola del gruppo. Quella stessa notte furono uccisi anche altri deportati, due medici francesi, René Quenouille e Gabriel Florence, due infermieri olandesi, Anton Holzel e Dirk Deutekom, che si erano occupati dei bambini durante la fase degli esperimenti, e un numero imprecisato di prigionieri di guerra russi. Il 18 marzo del 1946, ad Amburgo, ebbe inizio, davanti ad un tribunale militare britannico, il processo ai responsabili di tale inaudita atrocità. Alla sbarra 14 imputati, tutti ufficiali e sottufficiali delle Schutz Staffel, la famigerata milizia nazista. Il dibattimento si concluse con undici condanne alla pena capitale che furono eseguite l’8 ottobre di quello stesso anno, tramite impiccagione, nel penitenziario di Hameln. Furono messi a morte Max Pauly, comandante del campo di Neuengamme, Anton Thumann, capo degli agenti di custodia del campo, Bruno Kitt e Alfred Trzebinski ufficiali medici del campo, Wilhelm Dreimann, Wilhelm Warnke, Adolf Speck, Johann Reese, Wilhelm Bahr, paramedico, Andreas Brems ed Henrich Ruge. L’aiutante di campo di Pauly, Karl Totzauer fu invece condannato a 20 anni di reclusione, il comandante del battaglione del campo, Karl Wiedermann, a 15 anni e Walter Kummel a 10 anni. Restavano, invece, a piede libero tre tra i più diretti responsabili di quella raccapricciante vicenda. A cominciare dal dottor Kurt Heissmeyer, pneumologo, che aveva eseguito i folli esperimenti. Dopo anni d’indisturbata libertà, durante i quali aveva praticato senza alcun problema la sua professione di medico, nel 1966 fu messo sotto processo e condannato all’ergastolo. Morì in carcere a causa di un infarto l’anno successivo. C’era poi il dottor Hans Klein, patologo, diretto collaboratore di Heissmeyer: di lui non si occupò nessuno e continuò ad insegnare tranquillamente all’università di Heidelberg. Venne a mancare nel 1984. Infine c’era Arnold Strippel, colui che aveva ordinato e diretto l’operazione “Bullenhuser Damm”. Arrestato nel 1949 fu messo sotto processo e condannato all’ergastolo. Nel 1969, però, fu incredibilmente rilasciato. Anzi gli venne concesso addirittura un risarcimento di 121 mila marchi per “eccesso di pena”. Nel 1975 fu processato di nuovo e condannato a 3 anni e 6 mesi: non tornò, però, in carcere a causa delle sue precarie condizioni di salute. Morì nel 1994 nella sua abitazione di Francoforte. E, come disse a quel tempo un giornale tedesco, “ingiustizia era stata fatta”.