Il cimitero di Praga

La scomparsa di Umberto Eco ha indotto molti a riscoprire i suoi libri. Tra i tantissimi degni di menzione mi piace ricordare “Il cimitero di Praga”, edito da Bompiani nel 2010, un romanzo storico dalla trama avvincente.

Nel corso del XIX secolo, tra Torino, Palermo e Parigi, troviamo una satanista isterica, un abate che muore due volte, alcuni cadaveri in una fogna parigina, un garibaldino che si chiamava Ippolito Nievo, il falso bordereau di Dreyfus per l’ambasciata tedesca, la crescita di quella falsificazione nota come “i protocolli dei savi anziani di Sion” che ispirerà ad Hitler i campi di sterminio, gesuiti che tramano contro i massoni, massoni carbonari e mazziniani che strangolano i preti con le loro stesse budella, un Garibaldi artritico dalle gambe storte, i piani dei servizi segreti piemontesi, francesi, prussiani e russi, le stragi nella Parigi della Comune, orrendi ritrovi per criminali che tra i fumi dell’assenzio pianificano esplosioni, e rivolte di piazza, falsi notai, testamenti mendaci, confraternite diaboliche e messe nere. Ottimo materiale per un romanzo d’appendice di stile ottocentesco. Un particolare: eccetto il protagonista tutti i personaggi del romanzo sono realmente esistiti. E il protagonista fa cose che sono state veramente fatte, anche se esse probabilmente hanno avuto autori diversi. Accade però che, tra servizi segreti, agenti doppi, ufficiali felloni ed ecclesiastici peccatori, l’unico personaggio inventato di questa storia sia il più vero di tutti. Un libro, dunque, tutto da leggere e che, pur non avendo avuto la fortuna degli altri, mette in risalto la straordinaria abilità dell’autore.

Colui che non sa darsi conto di tremila anni
rimane nel buio e vive alla giornata
J.W. Goethe

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